L'altalena delle stelle. Cuentos en italiano para niños.
C'era una volta un giovane boscaiolo, Giorgio, che viveva con suo padre ai margini del bosco in una piccola casa davanti alla quale stava una grande pietra.
Il giovane sedeva spesso su quella pietra e guardava il bellissimo paesaggio che si vedeva di lassù, oppure fantasticava tutto solo per ore ed ore, quando aveva finito di lavorare.
I suoi compaesani, a motivo di questo suo amore per la solitudine e la fantasticheria, gli avevano messo il nome Giorgio il sognatore. Dopo la morte di suo padre, il boscaiolo diventò ancor più solitario e silenzioso.
Un giorno che, secondo il solito, Giorgio se ne stava tutto solo sulla pietra a fantasticare, gli accadde proprio di addormentarsi e di sognare davvero. Gli pareva di vedere venir giù dal cielo un'altalena sulla quale stava una meravigliosa principessa, che si dondolava graziosamente gettandogli delle rose. Ad un tratto l'altalena e la principessa volarono su nel cielo, fin che sparirono agli occhi del nostro Giorgio.
Quando il giovane si svegliò, vide che sulla pietra c'era un mazzo di rose rosse.
Il giorno seguente si addormentò di nuovo e sognò la stessa cosa. Di nuovo, quando si svegliò, trovò accanto a sé le rose.
"Andrò in cerca della principessa!" decise Giorgio e, chiusa la sua casa, partì.
Dopo aver viaggiato per molti giorni, giunse ad una grande foresta. Ad un tratto sentì dei lamenti ed accorse là di dove venivano: due uomini dall'aspetto feroce stavano percuotendo un vecchio.
Giorgio tagliò da un albero un grosso ramo che, appena nelle sue mani, si trasformò in una alabarda. Con essa si gettò contro i due che, gridando, disperatamente fuggirono, lasciando in terra il vecchio più morto che vivo.
Giorgio lo rialzò, lo confortò e gli domandò perché quei due uomini volevano ucciderlo.
"Sono il re de sogni" spiegò il vecchio "e, per sbaglio, sono entrato nel regno della realtà il cui re è mio eterno nemico e m'ha mandato contro quei due furfanti, perché mi uccidessero. Grazie di avermi salvato! Per dimostrarti la mia gratitudine ti accompagnerò nel mio regno e ti farò conoscere i miei sudditi, i sogni".
Si avviarono per una lunga strada e, dopo aver molto camminato, arrivarono ad un botola nascosta tra i cespugli. Il re dei sogni la sollevò e condusse Giorgio giù per cinquecento scalini, in una grotta immensa, illuminata a giorno, che si stendeva per miglia e miglia.
Si vedevano laggiù castelli in mezzo ad isole che nuotavano sulle acque azzurre di grandi laghi: bastava chiamarli, perché quelli si accostassero a riva.
C'erano, inoltre, giardini pieni di fiori profumati di giorno e splendenti come lampade vive di notte; tra gli alberi volavano bellissimi uccelli che sapevano raccontare delle fiabe meravigliose. Giorgio si guardava intono incantato. Il re dei sogni lo prese per mano.
"Vieni" gli disse "ti mostrerò i miei sudditi. Ne ho di tre specie: di buoni, di cattivi e di dispettosi". Così dicendo lo condusse davanti ad un castello piuttosto strano: faceva ridere soltanto a guardarlo.
"Qui abitano i sogni burloni: quelli che buttano giù la gente dalle scale e dai campanili, quelli che si siedono sul petto delle persone, quelli che abbaiano e mordono come cani....
Laggiù, invece, abitano i sogni cattivi" spiegò il re, avviandosi con Giorgio verso un edificio cupo e spaventoso. Appena entrati, incontrarono un sogno che stava per uscire.
"Dove andrai stanotte?" gli domandò il re. Quello raccontò che stava per andare da un ricchissimo uomo che viveva in un sontuoso palazzo e aveva negato aiuto a suo padre. Ogni notte il sogno lo picchiava di santa ragione e lo sbatteva su un mucchio di ghiaccio, fin che l'uomo cattivo si svegliava terrorizzato.
Giorgio fece per scappare via, spaventato da quei sogni tremendi, e allora il re lo condusse in un bellissimo giardino dove, accanto al cancello, c'era una giovane con le braccia cariche di balocchi.
"Questo" spiegò il re "è un sogno che va dai bimbi ai quali è morta la mamma: sta con essi tutta la notte ma, siccome i piccini si addormentano molto presto, è il primo che esce dal mio regno: è sera, ormai, ed è pronto ad uscire".
Ad un tratto Giorgio, che stava passeggiando con il re, gridò tanto forte che tutti i sogni si voltarono. Aveva visto la principessa!
"Ah, sì, è lei!" fece il re " Ed è il più bel sogno del mio regno!"
Giorgio andò verso la principessa ed essa, appena lo vide, gli corse tra le braccia. Sedettero tutti e due su di un sedile d'oro parlando della gioia che avevano provata nel rivedersi.
Il re disse alla principessa di andare a prepararsi per scendere sulla terra.
"Maestà" pregò Giorgio " tenetemi qui o lasciate che la principessa venga con me, sulla terra. Non posso vivere senza di lei!"
"Mi hai salvata la vita e perciò non posso rifiutarti il più bel sogno del mio regno. Porta con te la principessa: appena sulla terra, diventerà di carne e d'ossa come le altre donne".
"Grazie" disse Giorgio "Ma ora che ho una principessa, desidererei anche un regno ...."
"Ti darò un regno invisibile" disse il saggio monarca "sarai re nella tua casa".
Giorgio ringraziò ancora, poi salutò il re e risalì la scala. La botola gli sfuggì di mano e cadde con un tonfo che lo fece svenire per lo spavento.
Quando si riebbe, si trovò seduto sulla pietra, con la sua cara principessa, divenuta una fanciulla come tutte le altre. Entrò con lei nella sua casetta, che per incanto, si trasformò in un castello bellissimo, con scale di cristallo, torri di marmo, tappeti di velluto, ma per loro due soli.
Per le stanze passeggiavano dei paggi, che s'inchinavano a loro due che erano il re e la regina.
Furono molto felici, ebbero sei figli uno più bello d'altro, i quali furono tutti principe e principesse in casa loro ma nel villaggio nessuno se ne accorse, perché il regno di Giorgio era invisibile e la gente comune non poteva capire certe cose...
Se vi piace questa fiaba, tratta dal volume Racconti e Fiabe (Edizione Dollari, Topo Biblo, anno di stampa tra il 1967 e il 1975), dovete ringraziare Cristina (12 giugno 2003).
Aporte: Ernesto Langer Moreno
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